venerdì 9 ottobre 2009

Alluvione nel messinese: il diritto di urlare

Un altro evento tragico: l'alluvione nel messinese. Da aprile ad oggi tre grandi eventi luttuosi con ben 376 morti (308 in Abruzzo, 31 a Viareggio, ad oggi 28 morti e 9 dispersi, se di dispersi ancora si può parlare, nel messinese). Nessuno ci venisse a dire che "in questo momento non c'è bisogno di polemiche", "dobbiamo agire unitariamente", "affrontiamo l'emergenza e poi se ne parlerà", siamo stufi di baggianate di questo tipo, le responsabilità ci sono e vanno subito smascherate. E' il momento in cui alcuni hanno il dovere di tacere e altri hanno il diritto di urlare. I responsabili e i loro conniventi devono tacere, i popoli martoriati e gli uomini e le donne oneste possono e devono urlare. Ho la presunzione di appartenere al secondo gruppo e quindi ho il diritto di urlare. Urlerò quindi una spero lucida accusa, anche ora, subito, contro coloro che sono responsabili.
Un evento naturale questo dell'alluvione, come il terremoto in Abruzzo, sul quale forse l'uomo non ha responsabilità (lasciamo per ora stare i discorsi sull'eccezionalità di piogge così intense in relazione ai cambiamenti climatici), ma sugli effetti devastanti che questi hanno avuto sulle popolazioni non si può certo dire lo stesso. La natura non uccide, è l'uomo che si "suicida" quando non si sa relazionare ad essa, quando non vive con lei in armonia. Ho usato il termine "suicida" per indicare genericamente azioni della specie umana, ma credo sia più giusto parlare di omicidio di alcuni uomini su altri. In una zona ad alto rischio sismico non si costruiscono case di sabbia, come non si lasciano costruzioni preesistenti senza alcun adeguamento alle norme antisismiche. Non si rilasciano concessioni edilizie per costruire case in luoghi ad alto dissesto idrogeologico, come non si elaborano Piani Regolatori o Piani di Assetto del Territorio che prevedono la possibilità di costruire in queste zone o di distruggere gli equilibri naturali e geologici frutto di milioni di anni di evoluzione di un territorio e di un paesaggio. Il Piano Regolatore del Comune di Messina, varato nel 1998, prevedeva per le frazioni nelle valli dell’estremo sud messinese un aumento di cubature pari al 12% dell’esistente. Nel 2006, dopo una trentennale latitanza, vede finalmente la luce il P.A.I., acronimo di Piano di Assetto Idrogeologico, varato dalla Regione Sicilia. Ne era stata pubblicata una prima versione nel 2000, poi ritirata nel 2004 a causa dei comuni che cercarono in ogni modo di dichiararsi malati, convinti che sarebbero arrivati soldi per affrontare l’emergenza. Quando scoprirono che l’inserimento nella classifica dei dissesti non portava il denaro sperato ma aumentava i vincoli edilizi, ci fu la corsa a minimizzare ogni problema sul territorio per cancellarsi dalla lista, falsandola in modo definitivo. La montagna sopra Giampiliere, in questi ultimi vent'anni, è stata completamente deforestata grazie ai numerosi incendi e mai nessuna vegetazione forestale è stata reimpiantata. Gli alvei dei fiumi sono stati trasformati in strade urbane e gli argini sono stati occupati con la costruzione di edifici.
Non si devasta un territorio con azioni che non tengono minimamente conto di quello che questo potrà provocare. Non si rimane indifferenti e inattivi di fronte a chiari segnali di possibili future tragedie.
La gestione del territorio dal punto di vista geologico, naturalistico, paesaggistico è una scienza che non si può continuare ad ignorare. Certo, questo ha bisogno di rinunce e soprattutto di una visione diversa delle cose, dell'economia, della società, del rapporto tra uomo e natura. Rinunce e scelte che chi ha amministrato quel territorio non ha voluto (e non saputo) fare. Tutti sanno parlare di sviluppo sostenibile, dai capi di governo del G8 che si sono genericamente impegnati a ridurre gli effetti dei gas serra nel 2050 (2050? Fra 41 anni?), a quasi tutti gli amministratori locali d'Italia con le loro belle "Agenda 21". Ma poi le persone muoiono per un terremoto, per l'esplosione di un treno che trasporta il "verde" GPL, per un alluvione.
Siccome non mi è mai piaciuto restare sul generico, preferisco lasciarlo fare "a chi ha la gonna corta e l'occhio lungo", allora comincio anche a fare "nomi e cognomi".
A Giampilieri, una delle due località insieme a Scaletta Zanclea maggiormente colpite da questo alluvione, il 25 ottobre del 2007 c'era già stata un alluvione che aveva inondato il paese di fango, fortunatamente non ci furono vittime. Da allora ad oggi l'unica cosa che è stata fatta sono stati dei fragilissimi "gabbioni di contenimento" (gabbie di rete metallica riempiti di sassi) spendendo soli 45 mila euro degli 11 milioni di euro previsti per il piano sulla sicurezza. Nel 2007 l'Italia era governata da Romano Prodi che è rimasto in carica fino a maggio 2008, da maggio 2008 ad oggi il Primo Ministro è Silvio Berlusconi. Il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del Governo Prodi era Alfonso Pecoraio Scanio, il Ministro dello Sviluppo Economico era Pierluigi Bersani, il Ministro delle Infrastrutture era Antonio Di Pietro. Nel Governo Berlusconi il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio è Stefania Prestigiacomo, il Ministro dello Sviluppo Economico è Claudio Scajola, il Ministro delle Infrastrutture è Altero Matteoli, tra i Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio anche Guido Bertolaso che è anche Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Nel 2007 il Presidente della Giunta della Regione Sicilia era Salvatore Cuffaro (Presidente dal 2001), l'Assessore ai Lavori Pubblici era Agata Consoli, l'Assessore all'Agricoltura e Foreste era Giovanni La Via, l'Assessore al Territorio e Ambiente era Rossana Interlandi. Dall'aprile del 2008 ad oggi il Presidente della Giunta della Regione Sicilia è Raffaele Lombardo, l'Assessore ai Lavori Pubblici è Antonio Bennati, l'Assessore all'Agricoltura e Foreste è Michele Cimino, l'Assessore al Territorio e Ambiente è Mario Milone. Dall'aprile del 2008 ad oggi il Presidente della Giunta della Provincia di Messina è Giovanni Ricevuto (detto Nanni), Assessore alle Politiche di Sviluppo dell'agricoltura Maria Rosaria Cusumano, Assessore alle Politiche del Territorio Gaetano Duca, Assessore ai Lavori pubblici Pasquale Monea, Assessore alla Tutela dell’ambiente Pietro Putrella. Nel 2007 il Sindaco di Messina era Francantonio Genovese. Da giugno 2008 il Sindaco di Messina è Giuseppe Buzzanca, l'Assessore all'Ambiente è Elvira Amata, alle Politiche del territorio Giuseppe Corvaja, ai Lavori Pubblici Gianfranco Scoglio.
Ma del resto la Sicilia è la regione governata dal 1985 al '91 da Rino Nicolisi, rinviato a giudizio per una vicenda di tangenti relative alla costruzione del Centro fieristico le Ciminiere di Catania. Per questo procedimento il 5 dicembre 1995 fu condannato, il 30 settembre 1999 la sentenza fu annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione. Nel corso del secondo appello è intervenuta la prescrizione, grazie anche alle attenuanti generiche. Nel 2004 la Cassazione conferma la prescrizione affermando tuttavia che i fatti oggetto del processo sono stati provati.
E' stata governata dal 1996 al 1998 da Giuseppe Provenzano. Nel 1984 viene emesso un mandato di custodia cautelare nei suoi confronti, firmato da Giovanni Falcone per avere intrattenuto rapporti con la moglie del boss mafioso omonimo Bernardo Provenzano, quale commercialista della donna. Dopo meno di una settimana lo stesso Giovanni Falcone lo scagionerà e ordinerà il suo rilascio in quanto estraneo ai fatti a lui contestati. Dal dibattimento in aula, tuttavia, è emerso chiaramente che Giuseppe Provenzano ha collaborato per anni all'amministrazione dei beni e del denaro della signora Saveria Benedetta Palazzolo, di professione camiciaia e nullatenente, moglie del noto boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, per somme di denaro che si aggirano nell'ordine di diverse miliardi di lire. La sentenza del giudice del pool antimafia Giuseppe Di Lello recita a proposito: "Emerge chiaramente che l'imputato era entrato in contatto con la Palazzolo attreverso il padre e che quest'ultimo doveva essere ben consapevole della provenienza illecita del denaro della Palazzolo, ovvero di Bernardo Provenzano [...] Giuseppe Provenzano è da ritenersi una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi [...] ma, non essendoci prove sufficienti della conoscenza da parte del Provenzano, della illiceità delle somme, si reputa conforme a giustizia prosciogliere l'imputato".
Dal 1998 al 2000 la Sicilia è stata governata da Giuseppe Drago. Nel 2003 Giuseppe Drago è stato condannato per reato di peculato dal Tribunale di Palermo, con sentenza della prima Sezione penale del 3/2 - 8/10/2003, alla pena di tre anni e tre mesi di reclusione, per essersi appropriato di fondi riservati della Regione Siciliana. Il 24 gennaio 2003 è stato condannato dalla Sezione giurisdizionale per la Sicilia della Corte dei Conti "a restituire alla Regione Siciliana la somma di euro 123.123,00 per l'utilizzo improprio, anche dopo le dimissioni dalla carica, di tali fondi riservati". Nel maggio del 2009 la Corte di Cassazione conferma la condanna a tre anni nei confronti degli ex presidenti della Regione Siciliana Giuseppe Drago e Giuseppe Provenzano che si sarebbero appropriati, senza fare rendiconti, dei fondi riservati della Presidenza della Regione; per entrambi, la pena è condonata.
Dal 2001 al 2008 è stata governata da Salvatore Cuffaro. Il 18 gennaio 2008 Cuffaro viene dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le "talpe" alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. La sentenza di primo grado condanna Cuffaro a cinque anni di reclusione nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. È inoltre accusato dal pentito di mafia Massimo Ciancimino (figlio dell'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino) di aver intascato tangenti, per questo è iscritto nel registro degli indagati della DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell'Udc Saverio Romano e Salvatore Cintola e del Pdl Carlo Vizzini. Nell'ottobre del 2009 il pentito Gaspare Romano, imprenditore condannato per aver favoreggiato Giovanni Brusca, accusa Cuffaro di aver partecipato ad un pranzo con i mafiosi Santino Di Matteo, uno degli assassini di Giovanni Falcone, ed Emanuele Brusca, fratello di Giovanni. Nello stesso periodo gli perviene un nuovo avviso di conclusione delle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa, fatto che presuppone un nuovo rinvio a giudizio. La Magistratura presume che Cuffaro sia stato sostenuto elettoralmente dalla mafia sin dall'inizio degli anni '90 e che perciò sia a disposizione delle cosche.
Dall'aprile 2008 ad oggi è governata da Raffaele Lombardo. Il 23 luglio 1994 Raffele Lombardo è arrestato per associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione per lo scandalo di un appalto da 48 miliardi di lire per i pasti all'ospedale Vittorio Emanuele II di Catania: secondo l'accusa, un comitato d'affari composto da Rino Nicolosi, Salvo Andò, Antonino Drago e lo stesso Lombardo avrebbe garantito l'appalto all'azienda dell'ex presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini, in cambio di una tangente di 5 miliardi di lire. Il 17 marzo 2000 Pellegrini patteggia ammettendo di avere versato la tangente ad alcuni politici, tra cui Lombardo, ma i giudici finiscono per considerare quel denaro solo un regalo: il reato venne derubricato a finanziamento illecito ai partiti, reato che per gli imputati risultava ormai prescritto.
Con quanto finora detto non voglio indurre al qualunquismo e all'anti politica, ma anzi al contrario, indurre ad individuare responsabilità personali e politiche di chi non ha fatto nulla per evitare tutto questo o di chi ha fatto qualcosa perché questo accadesse.
Amo la Sicilia, terra di grandi ricchezze naturali, culturali, storiche, di uomini e di donne coraggiosi come Placido Rizzotto, gli 11 di Portella delle Ginestre, Salvatore Carnevale, Carmelo Battaglia, Peppino Impastato, Giovanni Losardo, Pio La Torre, Pippo Fava, Graziella Campagna, Mauro Rostagno, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pino Pugliesi e di migliaia di persone oneste e coraggiose, "gente comune" che ogni giorno combatte la propria battaglia, anche nei gesti quotidiani, contro chi si è impadronito della loro terra.
Uomini e donne che oggi piangono le loro vittime dell'alluvione e che hanno il diritto di urlare.

Domenico Vasapollo